“Una lettura sconvolgente, questa di Bestia divina di Mario Fresa. Trentaquattro frenetici testi scritti in un arco di tempo di 20 mesi (gennaio 2018 – agosto 2019). Dico “frenetici”, ma forse li dovrei definire letteralmente deliranti, laddove il verbo delirare va qui inteso precisamente nel suo etimo di “uscire dal solco”. In questa chiave, il dire poetico di Fresa diventa di necessità ostico, oscuro, solipsistico, aggrovigliato, carnivoro…”
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“Il Dizionario critico di Mario Fresa si contraddistingue per la cura riservata alla compilazione delle singole voci, per la ricchezza bibliografica di riferimento, per l’estrema capacità di sintesi con cui i redattori riescono a condensare i motivi, i temi e le scelte stilistiche dei diversi autori (in sostanza la loro poetica). Ne emerge un quadro notevolmente composito e multiforme in cui si ha davvero come risultato finale uno spaccato obiettivo e plurale delle diverse voci poetiche della contemporaneità, senza la presunzione di voler essere onnicomprensivi o, peggio ancora, ecumenici…”.
Commenti chiusi“Tutto è intimo e tutto si sfalda nella poesia di Fresa, che ricompatta e sperimenta, con occhi e orecchi sempre nuovi, la tradizione; un orfismo onirico, febbrile, incandescente vive e si rinnova, rivive e si trasforma sempre nei suoi testi”.
Commenti chiusi“Un libro misterioso sul quale aleggia, costante, una percezione inesorabile di morte e di vita che, sebbene consapevole, non accetta di rassegnarsi. Un libro che frana, riedifica e poi torna a franare. Su questa soglia, senza dubbio, si sviluppa il canto”.
Commenti chiusi“A questo punto, ipotizzare cosa sia questa “bestia” certo non è semplice, però alcune ipotesi si possono fare. Si tratta di qualcosa inerente all’Io, perché nella tessitura poetica questo ha una presenza sostanzialmente primaria (e primitiva, cioè condotta alla sua radice), ma è altrettanto possibile che sia legato al senso della fine e della morte, se non identificabile in questi due ultimi elementi. Ciò, a ragion veduta, sembra una possibile chiave di lettura perché la meditatio finis è costantemente presente: non una guida ma una parte consustanziale dell’Io…”
Commenti chiusi“I suoi versi inquadrano il senso del “danno” radicato in noi ma anche l’estrema necessità di sopravvivere a tutto, a qualunque condizione e a costo di qualsiasi mutazione. Ma soprattutto danno conto di una narrazione che gioca con gli estremi, con la contraddizione in termini, che si nutre di ossimori e di una forma di visione onirica che lascia presupporre percorsi avventurosi…”
Commenti chiusi“Una poesia strabica e oggettiva allo stesso tempo, strabica perché mette l’una contro l’altra direzioni diverse (destino e desiderio) e fa una dichiarazione esistenziale che molto appartiene al dato biologico; poesia che quando la leggi ha il suono delle lamiere di metallo, fa rumore, spesso disturba…”
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